01/05/20

BENVENUTI NELL'ERA DEL LOCKDOWN E DEL DELIRIO

Il delirio nella Schizofrenia | Neuroscienze.net


("L'Urlo" Edvard Munch)



Siamo tutti (o quasi) ben consapevoli che il futuro prossimo che ci attende sarà molto duro, dal momento che le stime più accreditate prevedono che l'Italia nel 2020 subirà una contrazione del PIL del 15%, vale a dire alcuni milioni di nuovi disoccupati che andranno ad ingrossare le fila di quelli già esistenti, con tutte le conseguenze che ne deriveranno: chiusura di moltissime attività, aumento della povertà, disagio sociale, sofferenza, suicidi.

Questa situazione, poco auspicabile ma purtroppo quasi certa,
appare chiara a moltissime persone comuni, ma sembra non destare particolare interesse negli uomini politici che al momento sono alla guida del Paese, visto che le misure finora adottate per contrastare la crisi sanitaria non sembrano aver tenuto minimamente conto delle ricadute economiche e sociali che il lockdown dell'intero paese sta causando. 

Dall'altra parte invece, il Presidente del Consiglio, mentre per decreto ha messo agli arresti domiciliari un'intera nazione, ha nominato d'imperio fantomatiche task force, formate da sconosciuti che, senza passare per alcun processo democratico di elezione, decidono cosa sia giusto scrivere e pensare, pena la censura del web, o stabiliscono chi può lavorare e riaprire la propria attività e chi no, costringendo così migliaia di attività a chiudere i battenti e condannando milioni di persone ad un futuro di stenti, sofferenze e miseria.

Al riguardo, pubblico un articolo che ha scritto Stefano Padovese per il blog, nel quale viene offerta ai lettori una chiave di lettura molto interessante riguardo all'inerzia omicida di questo governo, che nemmeno difronte ad un cataclisma economico e sociale senza precedenti, sembra dimostrare un briciolo di umanità ed empatia nei confronti del popolo che dovrebbe rappresentare.


Delirio di onnipotenza

uomini a due teste: infatti, è l’incertezza che nei loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati, sordi e ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio”1

In questi ultimi mesi, a partire dalla proclamazione dell’emergenza pandemica da parte dell’OMS, siamo stati testimoni passivi di un convulso susseguirsi di decreti ed ordinanze, che hanno progressivamente soppresso almeno nove libertà costituzionali, sospendendo di fatto l’ordine democratico. Tutto ciò è stato accompagnato da una campagna mediatica, praticamente a senso unico, che da un lato si è dedicata alla schizofrenica diffusione di informazioni spesso infondate e contraddittorie e dall’altro alla compiaciuta ostentazione di immagini di morte, sofferenza e paura.

Il risultato finale di tutto ciò è stato quello di aggiungere all’emergenza sanitaria una più profonda e devastante crisi socio-economica. Ma l’aspetto più raccapricciante di questa situazione va colto nella sproporzione delle disposizioni contenute nei diversi strumenti legislativi, rispetto agli obiettivi preposti. Regole inutili, vessatorie, applicate in modo molto spesso discutibile ed arbitrario, da parte delle forze dell’ordine. Obblighi e divieti contrari al buon senso (distanziamento sociale in pubblico di famigliari conviventi!), e alle stesse norme fondamentali di igiene e salute (divieto di praticare sport all’aperto, da soli, fuori dai centri abitati), fino ad arrivare a prescrizioni palesemente contraddittorie e contro ogni logica (diminuzione degli orari dei negozi e delle corse dei servizi pubblici per ridurre l’assembramento!). 

Come se questo non bastasse, l’insuccesso manifesto delle misure di contenimento, scandito dai quotidiani bollettini di morte e contagio diffusi dalla protezione civile, è stato imputato agli stessi cittadini, indicati in un primo tempo come untori disobbedienti e poi semplicemente come colpevoli vettori di infezione all’interno delle mura domestiche, quando ormai la stragrande maggioranza della popolazione risultava confinata agli “arresti domiciliari”! Delirio è il termine che, meglio di ogni altro, può esprimere con sintetica pregnanza questa situazione inaudita. Diventa quindi urgente comprendere la natura e l’origine di questo delirio, che sta contaminando ogni aspetto del vivere sociale.

Comunemente in psichiatria con tale espressione, si fa riferimento ad un insieme di convinzioni estremamente rigide, ritenute assolutamente valide a livello personale, che resistono immutabili alla prova fattuale dell’esperienza e a qualsiasi argomentazione contraria, anche se ben fondata. Non si tratta di credenze, opinioni, punti di vista, ma di saperi veri e propri.

Tali contenuti di certezza non restano limitati alla sfera teoretica, contemplativa, ma si riflettono nell'azione: determinano la vita stessa, condizionando il rapporto con il mondo e con gli altri.
Colui che detiene questi contenuti di verità private, risulta isolato in un mondo solipsistico, totalmente estraneo, più che semplicemente distante, dal comune consesso sociale.

Quando si verifica il caso, in genere piuttosto raro, che più persone condividano le medesime certezze, così come sopra descritte, siamo di fronte ad un delirio condiviso. Diverse persone collaborano indipendentemente e attivamente alla costruzione del delirio; in seguito, attraverso una serie di atti di imposizione, la follia viene comunicata ad una più ampia platea.

Tali persone sono accomunate da una autopercezione esagerata, unita ad un disprezzo per gli altri, considerati inferiori. Affetti da un evidente disturbo narcisistico della personalità, vivono nella presunzione di essere indispensabili, invincibili e in grado di venire a capo di qualsiasi problema, accentrando su di sé tutto il potere, servendosi di ogni manipolazione utile allo scopo. 

Nella loro presunta onnipotenza, traggono piacere nel mettere alla prova le persone sottoposte alla propria autorità e non riconoscono né correggono i propri errori, dandone volentieri la colpa agli altri. Di fronte agli evidenti insuccessi e alle critiche puntuali, dimostrano una scarsa capacità di gestire la frustrazione, che traspare prepotentemente nel linguaggio del corpo, quando non si esprime in una manifesta aggressività verbale. Vanesi e istrionici, si esibiscono teatralmente nell’impresa di amplificare le proprie abilità e risultati, recitando la parte più adatta alla situazione contingente.

Comunque, il loro ego smisurato, non gli permette di mascherare fastidiosi atteggiamenti paternalistici, autoritari e francamente offensivi, che necessariamente traspaiono in talune espressioni e scelte linguistiche, chiari segni di un compiaciuto senso di megalomane superiorità.

Forse tutto ciò ricorda qualcosa di sgradevolmente familiare: immagini di persone che riempiono i canali della comunicazione mediatica con la loro presenza ingombrante, prive di vergogna e avide di potere ed impongono scelte scellerate, prive di logica… Non per tutti, evidentemente.
Oppure il delirio collettivo si riverbera ormai su ogni aspetto e attore. 

Ognuno osservi e tragga le proprie conclusioni secondo la propria sensibilità.

1Parmenide, Sulla natura, V sec. a. C.

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