Sono fermamente convinto che tutti noi ricorderemo per sempre questo 2020 per la pandemia da coronavirus (Covid19), per i molti morti che essa ha causato e per lo stravolgimento delle nostre abitudini causato dalle limitazioni imposteci tramite decreto legge per il contenimento del virus.
queste misure hanno causato e soprattutto causeranno nelle nostre vite.
Parliamo, oltreché delle migliaia di morti e del conseguente dolore patito dai loro familiari e dai loro cari, delle enormi difficoltà legate alla situazione economica che moltissime persone, nuclei familiari, attività economiche e lavorative in genere sono, ma soprattutto, saranno costrette ad affrontare nei mesi a venire; e non saranno difficoltà ordinarie, ma straordinarie, in molti casi drammatiche.
Come se non bastasse, nel fosco quadro appena tracciato ed ancora in divenire, pare inserirsi anche un'ulteriore minaccia, quella alla nostra libertà di parola e di pensiero, tutelate in primis dall'articolo 21 della Costituzione italiana.
Risale agli inizi di questo mese di aprile, l'istituzione della cosiddetta "task force contro le fake news" (perché poi, si deve sempre far ricorso a terminologie militaresche?) istituita dal sottosegretario all'editoria Andrea Martella.
Onestamente, giustificare l'istituzione di un siffatto organismo per avvisare noi poveri cittadini ignoranti, che "fare gargarismi con la candeggina per debellare il virus è una fake news" o amenità simili, pare più che altro un pretesto per mettere la museruola alle voci che si dissociano dalla narrativa sul virus che quotidianamente ci viene propalata dall'informazione mainstream.
Al riguardo, ho ricevuto una breve lettera scritta da un mio caro amico ed ex compagno di lavoro, Stefano Padovese, il quale, oltre ad essere anche un fine pensatore e filosofo, è legato da vecchia e sincera amicizia con Andrea Martella.
In questo caso però, anche Padovese si è sentito in dovere di criticare, in punta di piedi, come suo stile, la decisione di Martella di creare questa fantomatica task force.
Pubblico volentieri il libero pensiero di Stefano Padovese.
Task force contro le fake news (di Stefano Padovese)
“Ipsa
scientia potestas est”
La
conoscenza stessa è potere1
Per quale motivo si dovrebbe avvertire la
necessità di istituire un’apposita commissione per contrastare la
disinformazione e le false notizie sul covid-19?
Si potrebbe però riformulare più
correttamente il quesito, avvalendoci del linguaggio suggestivamente
militaresco che invade il palcoscenico comunicativo.
La domanda
diventa: quale funzione dovrebbe assolvere una Task force per
combattere le fake news sul coronavirus?
Si occuperà della disinformazione intesa come
“diffusione intenzionale di notizie inesatte o distorte” oppure
nel significato di “scarsità di informazioni attendibili su un
determinato argomento e specialmente su fatti e avvenimenti sui quali
si dovrebbe essere informati”?
Di fronte al convulso e continuo susseguirsi di
notizie e affermazioni contraddittorie da parte dei media mainstream
non si può che constatare la mancanza di certezze nella genesi,
trasmissione, morbilità, mortalità, cura, ecc. di un “nemico
invisibile”. Ciò potrebbe far pensare che questa nuova commissione
abbia il compito di intelligence, volto a reperire le informazioni
mancanti (rimanendo sempre nella metafora militare).
L’intento dichiarato della Task force in
realtà è ben altro: semplicemente la rimozione delle notizie false.
Ma questa affermazione, apparentemente innocua e disarmante, non può
prescindere dal confrontarsi non con la filosofia, la storiografia,
la teoria della scienza, ma con la stessa storia del Pensiero.
Al di
là dei casi banali, delle notizie palesemente false, (che certo non
hanno bisogno di un tale spiegamento di forze per essere confutati),
il proponimento di contrastare ciò che è falso presuppone la
necessità di stabilire la verità e di esserne gli unici depositari.
Certo, non vi è la pretesa di possedere
dogmaticamente la Verità metafisica.
Si sottointende “solo” il
diritto di avere in esclusiva il canone di riferimento assoluto per
la veridicità di qualsiasi affermazione in un campo specifico - il
covid-19 - un nuovo virus misterioso, che rappresenta una grave
minaccia proprio perché ancora sono scarse le informazioni che lo
riguardano!
Dimostrare la falsità di un assunto significa
individuare le contraddizioni interne o/e le altre fallace logiche
che lo contraddistinguono, non certo ergersi a detentori della
verità, ancorché intesa in un senso depotenziato e tanto meno
alludendo in modo velato ad una moderna riproposizione del principio
di autorità, incarnato da soggetti e organi di informazione che si
autoproclamano rispettivamente detentori della Scienza e della Vera
Informazione.
Il cammino della conoscenza è disseminato più
di dubbi che di verità assolute… e ciò, quasi per contrasto, mi
fa pensare ad una mia dolorosa e personale certezza: anche
all’interno della Task force, qualcuno condivide non solo tutto ciò
che ho scritto, ma soprattutto l’idea che il pluralismo
dell’informazione, la libertà di opinione, il dialogo rispettoso,
l’ipotesi inquietante, sono alla base della democrazia e del
progresso della conoscenza.
E
poiché ho un chiaro ricordo dell’intelligenza, della preparazione,
dell’acume critico, che contraddistinguono almeno uno dei membri
della commissione, so che deve aver sicuramente percepito il grave
pericolo che tale strumento possa limitare la libertà (di
espressione, di informazione e perciò le stesse azioni e scelte
delle persone).
Scrivo
questo, mosso da un coacervo di sentimenti di rispetto, di affetto,
uniti al desiderio, non privo di imbarazzo, di voler difendere una
persona che ho sempre grandemente stimato, da critiche non sempre
corrette ma che pur generano sconcerto, timori e dubbi legittimi.
1Francis
Bacon, Meditationes sacrae, 1597
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