Tra numerose "cartelle" del mio pc, contenenti molti articoli che negli anni ho archiviato, mi è capitato sotto mano un articolo dell'anno scorso, che riporta l'interessante punto di vista di un italiano riguardo all'attuale situazione in cui versa il nostro Paese.
L'articolo in questione, offre uno spaccato impietoso e alquanto realistico della situazione, e l'anonimo scrivente si chiede, giustamente, se valga ancora la pena rimanere in Italia oppure sia giusto cercare un futuro migliore al di fuori dei suoi confini, soprattutto se si hanno figli piccoli.
Sottointeso che la "crisi" in atto non è vissuta allo stesso modo da tutti, e che ognuno si trova a vivere situazioni lavorative, affettive e personali uniche ed irripetibili, quello che non si dovrebbe perdere di vista, riguarda la vera natura di questa "crisi" economica, dal momento che sarebbe più giusto parlare di "depressione" economica, che sta colpendo duramente molti Paesi dell'area euro e gli USA.
Evitando in questa sede di ripetere quanto già scritto più e più volte su questo blog, riguardo alla vera natura della "crisi", è sufficiente tenere a mente che questa volta non si tratta di una cosa passeggera, ma si tratta di un vero e proprio cambiamento di paradigma (modello) economico, voluto e progettato dalle élite economiche, cioè dai grossi gruppi bancari speculativi e le multinazionali da questi controllate.
Si tenga presente che il picco della "crisi" è previsto per il biennio 2018-2020, e che, su basi completamente diverse, una qualche forma di "ripresa" è prevista tra un decennio. Se va bene!
A questo punto, è d'obbligo prendere in considerazione la concreta possibilità di cercare condizioni di vita più umane altrove, almeno per cercare di garantire un futuro più degno ai propri figli e cari.
LASCIARE L'ITALIA ALLA RICERCA DELLA FELICITA'
di emigrante italiano anonimo
Ho 39 anni e statisticamente sono circa a metà della mia vita.
Ritengo di avere una sola vera responsabilità, quella nei confronti di mio
figlio di due anni.
Ho sempre lavorato sia come dipendente sia come lavoratore autonomo e ho
sempre pagato le tasse anche quando mi sono sembrate delle abnormità. Le ho
pagate anche se l’esperienza di ogni giorno mi ha mostrato che specie in questo
paese mantengono o sussidiano un sacco di persone che fanno finta di lavorare,
molte delle quali hanno un reddito superiore al mio, mentre chi è davvero in
difficoltà spesso è abbandonato a se stesso.
Sono un risparmiatore, l’unico debito che abbia mai fatto è stato il mutuo
della mia prima e unica casa. Sono stato educato alla vecchia maniera e cioè che
il risparmio e l’investimento creano ricchezza, non il consumo. E’ solo pochi
anni fa che ho scoperto la scuola austriaca di economia che dice quello che i
nostri vecchi hanno sempre detto. Ed è con gli strumenti economici che questa
scuola mette a disposizione che ho capito con anni di anticipo (come molti
“austriaci”) la natura sistemica di questa crisi e il suo esito ineluttabile
specie per questo paese.
Sono sempre stato un cittadino politicamente attivo, ho sempre cercato di
capire il mondo che mi circonda e di cambiarlo in meglio. All’inizio pensavo
che le cose si potessero rivoluzionare, poi ho lavorato per cambiarle nel
possibile, poi ho sperato si potessero aggiustare. Ero già molto disilluso
quando oltre un anno fa -facendo molti compromessi con me stesso- ho aderito al
FLI che a parole offriva una serie di soluzioni. Solo vivendo da dentro la
politica ti rendi conto di come sia strutturalmente marcia, con meccanismi che
selezionano inesorabilmente non le persone di valore ma quelle che accettano
qualsiasi compromesso al ribasso per “necessità politica”.
Quando ho abbandonato il FLI a gennaio ero definitivamente disilluso e ho
iniziato una riflessione.
Mi sono chiesto se è sensato continuare a lavorare come un somaro per
mantenere parassiti, se è sensato vivere in un paese dove il tuo potenziale non
potrà mai emergere. O quanto meno, potrei essere un mediocre contrariamente a
quello che la mia autostima mi dice, ma qui non riuscirò mai ad avere una
risposta. Se è sensato che a pagare siano sempre gli stessi e che con questi
soldi si incentivino le persone a dipendere dallo stato come se fosse lo stato
a creare ricchezza e non la capacità di ciascuno di dare il meglio e di
venderlo al meglio sul mercato.
Mi sono chiesto se è giusto che il futuro che offro a mio figlio sia quello
di una istruzione a livello da terzo mondo, se è giusto che quando sarà anziano
io sia di fatto mantenuto da lui (maledetta gestione separata INPS) nonostante
i contributi pensionistici che sto versando, se sia giusto farlo vivere in un
paese dove il merito non conta minimamente se non hai raccomandazioni, se sia
giusto farlo vivere in un paese dove esistono migliaia di regole inutili che
impediscono a chiunque di valorizzare le proprie capacità.
Non è giusto, ovviamente.
Già da febbraio, conscio delle prospettive e forte delle valutazioni che vi
ho esposto, ho incominciato a cercare di capire se esisteva una alternativa, un
piano B, per potere continuare a vivere felici in futuro. Il piano B lo ho
costruito giorno per giorno e oggi a qualche mese di distanza dalla sua
possibile attuazione, avuta l’ennesima conferma che chi governa questo paese
sono sempre dei dementi a prescindere dal colore politico, ho deciso
definitivamente di attuarlo e quindi ve ne metto a conoscenza. Fino all’ultimo
ho sperato di farlo rimanere un piano B da non utilizzare.
Il piano B prevede il cambiamento, totale perchè necessario. Se il paese non
vuole cambiare ebbene io posso cambiare. Se non esiste una salvezza collettiva
almeno cerco di salvare il futuro mio e delle persone a cui voglio bene.
Anche se tutto il mondo è in crisi, alcuni paesi (tra cui il nostro) partono
con una serie di peccati originari di natura culturale. Non esiste alcuna
soluzione entro il termine della mia vita che possa modificare complessivamente
l’impostazione culturale (tarata) di una popolazione. La conseguenza è che il
peggio qui deve ancora venire anche perchè si preannunciano ricette economiche
esattamente nel segno che ci hanno portato a questo punto.
Ho analizzato le caratteristiche socio-economiche di una serie di altri
paesi e, in questa sede, vi risparmio l’analisi comparata. L’obiettivo
identificato è la Nuova
Zelanda per cui avevo gran parte dei requisiti necessari per
il visto di lavoro permanente, prerequisito per la cittadinanza che si ottiene
dopo 5 anni. Quello che mancava, la certificazione della lingua inglese, l’ho
ottenuta un mese fa. Ora sono “burocraticamente” pronto e a breve inizio con la
ricerca di lavoro. Non ve lo nascondo non sarà facile anche perchè l’inizio
anche dal punto di vista economico potrebbe non essere meglio di rimanere qui a
vivacchiare.
Mi dispiace per l’Italia che è un paese dalle potenzialità vastissime. Mi
dispiace umanamente per tutte le persone che hanno poca propensione al
cambiamento perchè lo vivranno nella maniera più traumatica possibile cioè
quando gli verrà imposto. Ma è questa mentalità di fatto conservatrice che ci
ha portato a fondo.
A chi mi invidia il coraggio dico che cercare la felicità per sé stesso e le
persone che si ama è un dovere, non una scelta.
A chi mi rimprovera di abbandonare la barca rispondo che ritengo di avere
fatto molto di più della maggioranza degli Italiani per cambiare le cose, ma
non ha alcun senso condannarsi per solidarietà patriottica.
Rimango online per discutere come ho sempre fatto di politica ed economia e
continuerò a sostenere gli amici con cui sino ad oggi ho condiviso molte
battaglie perchè hanno l’unica soluzione che può aiutare questo paese ad uscire
prima dal disastro che si annuncia.
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