di Fabio Pupulin
Se volessimo rappresentare in modo schematico ma efficace, la struttura della società occidentale contemporanea, adottando uno schema piramidale, il risultato sarebbe il seguente:
Se volessimo rappresentare in modo schematico ma efficace, la struttura della società occidentale contemporanea, adottando uno schema piramidale, il risultato sarebbe il seguente:
al
vertice una congrega molto ristretta di ricchissimi burocrati-tecnocrati,
freddi e spietati (denominati “banchieri”), che impartiscono ordini ed “agende”
contenenti punti programmatici da imporre alla casta sottostante, cioè i
politici e i sindacalisti -che sono la stessa cosa- (i “pastori”), affinché
questi ultimi li trasformino in leggi e le facciano accettare e digerire alla
base della piramide, cioè al popolo, anche se sono contrarie agli interessi di
quest’ultimo.
Al fine di veicolare nella società gli input
necessari per il raggiungimento dello scopo,
vengono distorti e manipolati i reali motivi ed obiettivi a cui tendono le leggi che verranno introdotte, in modo tale da condizionare la massa e facendo in modo che sia essa stessa a richiedere le misure che poi verranno adottate.
vengono distorti e manipolati i reali motivi ed obiettivi a cui tendono le leggi che verranno introdotte, in modo tale da condizionare la massa e facendo in modo che sia essa stessa a richiedere le misure che poi verranno adottate.
Si tratta di tecniche di manipolazione e dominazione
di massa collaudate da secoli, e che vengono sempre più affinate ed adattate
alla tipologia di società alla quale devono venire applicate.
Si tratta di vera e propria “ingegneria sociale”.
Ai giorni nostri, si utilizzano tutti i mass-media
(televisioni, internet, giornali, radio, pubblicità), in modo
da diffondere e veicolare messaggi, “notizie” e “verità” che, ripetute come
mantra, generano realtà distorte o falsi allarmi in grado di creare nelle masse
paura ed insicurezza, spingendo queste ultime a chiedere rimedi.
Una delle tecniche più collaudate, è quella del
Problema-Reazione-Soluzione (PRS).
In pratica, quando la cosiddetta élite (il vertice
della piramide), vuole ottenere dei vantaggi per sé ma senza che questo sia
palese alle masse, fa ricorso alla tecnica PRS:
1) si crea un problema;
2) si induce la reazione dell’opinione pubblica* spingendo quest’ultima a richiedere l’intervento dell’élite
stessa per risolvere il problema; 3) l’élite si dimostra attenta alle richieste
della base ed interviene in suo soccorso, con la soluzione che l’opinione pubblica
ha richiesto a gran voce.
Esempi? Ce ne sono un’infinità, tra i più recenti
ed eclatanti basti ricordare l’attacco “terroristico” del 2001 alle torri
gemelle di New York (problema), conseguente panico e richiesta di protezione da
parte degli americani (reazione), restrizione delle libertà personali con leggi
ad hoc (es. patriot act) e occupazione militare dell’Iraq e dell’Afghanistan con
relativo controllo di un’area geopolitica strategica, sia sotto il punto di
vista delle risorse energetiche che da quello della posizione nello scacchiere
medio-orientale (soluzione).
Oppure, per stare a casa nostra, l’attuale lotta
all’evasione fiscale, spacciata dai vari “tecnici” delle banche al governo e
dagli altri grassi burocrati, come una delle principali cause della crisi
economica che sta mettendo in ginocchio il nostro Paese (problema), con
conseguente richiesta da parte dell’opinione pubblica di dare un forte giro di
vite all’evasione per uscire al più presto dal tunnel della crisi (reazione), e
l’imposizione della limitazione all’uso del contante unita all’obbligo di
eseguire tutte le transazioni finanziarie passando per la banca al fine di tracciare
tutti i movimenti di denaro (soluzione).
È evidente che il vero scopo della “soluzione” non
è quello di combattere l’evasione fiscale, ma di costringere tutti noi a pagare
dazio alle banche per ogni nostra transazione economica costringendoci ad usare
le carte di credito, oltre a permettere a dei burocrati sconosciuti di
monitorare ogni nostro movimento e sapere
tutto quello che facciamo, quando, quanto e dove spendiamo.
Insomma, la “lotta all’evasione fiscale” è un altro
importante passo compiuto dai tecnocrati nell’ottica di limitare ulteriormente
le nostre già scarse libertà, oltretutto guadagnandoci milioni e milioni di
euro sulle transazioni.
Basti qui ricordare che l’ex ministro “tecnico”
dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, è indagato dalla Procura di Biella
per frode fiscale di svariati milioni di euro, avvenuta quando era A.D. di
Intesa S. Paolo. Frode effettuata attraverso la creazione di crediti fiscali
-cd. “arbitraggio fiscale”- (Il Fatto Quotidiano del 30/06/2012).
Questo, per dire come la vera evasione del fisco,
tra l’altro molto praticata dalle grosse banche di investimento e speculazione,
non avviene attraverso camionate di contante stipato che scappano chissà dove,
ma attraverso click effettuati sulle tastiere dei computer che stanno dentro le
stanze che contano.
Riguardo a quanto appena detto, scommettiamo che il
prossimo governo che uscirà dalle urne del prossimo 24 febbraio, tra le sue
prime mosse, con la scusa di combattere l’evasione fiscale, dichiarerà guerra
al contante limitandone ulteriormente il suo utilizzo e ci costringerà ad usare
sempre di più la carta di credito (o meglio, di debito)?
Il Gazzettino dello scorso 20 dicembre, dava la
notizia di Bersani, che probabilmente sarà il prossimo premier sotto mentite
spoglie (leggasi Monti), recatosi a Bruxelles per prendere ordini precisi
dall’élite finanziaria che al riguardo gli ha già dettato la propria “agenda”
ed ha preteso le dovute rassicurazioni prima di dare il proprio benestare ad un
probabile governo del “riformista” travestito da uomo di sinistra.
Forse sarebbe più corretto parlare di “uomo
sinistro”!
Un ultimo esempio, ancora più subdolo ed
inquietante, come ha fatto notare nei suoi numerosi libri il bravo avvocato Marco Della Luna, riguarda quanto avvenuto in Italia nel 2006, dove con la L. n. 85 del 24/02/2006 venne
modificato il Codice Penale in materia di reati di opinione.
In pratica, con la scusa di tutelare ulteriormente
il diritto di opinione, visto che probabilmente prima non era sufficientemente
garantito (problema), l’opinione pubblica, sollecitata a dovere dai mass-media,
chiedeva più tutela (reazione). Si decise così di introdurre anche l’elemento
della violenza perché potessero
configurarsi come fattispecie di reato attività come “attentato
all’indipendenza dello Stato” (art. 241 c.p.), “associazione sovversiva atta a
sovvertire l’ordinamento dello Stato (art. 270 c.p.), “attentato contro gli
organi costituzionali” (art. 289 c.p.), e “alto tradimento” da parte del
Presidente della Repubblica (art. 90 Cost.).
Se, a prima vista, simili modifiche potevano apparire
un fatto positivo (“alzano il tasso di
democrazia del Paese” disse l’allora Ministro della Giustizia, Castelli),
in pratica ora, si stanno rivelando delle vere e proprie gabbie entro le quali
tutti noi siamo stati rinchiusi.
Infatti, con l’applicazione dei trattati europei
ratificati a nostra insaputa in questi ultimi anni o in via di ratifica
(Trattato di Lisbona, Fiscal Compact, MES, ecc.) si sta permettendo la continua
violazione della Costituzione ad opera del potere finanziario internazionale (hedge
funds, vulture funds, agenzie di rating, multinazionali di servizi, ecc.), che
pezzo dopo pezzo si sta legalmente impossessando
di tutte le funzioni vitali dello stato, dal momento che tali intrusioni sono previste
e permesse dai trattati in essere.
Ironia della sorte, le centinaia di denunce penali
finora presentate da molti cittadini italiani contro i reati sopraelencati (le
più famose sono quelle del giornalista Paolo Barnard e dell’avvocato sardo
Paola Musu), sono destinate a cadere nel nulla perché, mancando il requisito
della violenza, non può configurarsi nemmeno il reato!
In pratica, il legislatore non intendeva tutelare
maggiormente la libertà di opinione, ma legittimare l’attentato alla libertà e all’indipendenza
dello Stato che i poteri sovranazionali menzionati, avevano già intrapreso.
Chissà quanti parlamentari che allora votarono
allegramente a favore della L. n. 85, e poi a favore dei vari
trattati-ghigliottina, di fatto ratificandoli, si sono resi conto del cappio al
collo che hanno messo a milioni di italiani!
Oggi, gennaio 2013, nulla pare essere cambiato,
anzi, i poteri sovranazionali che di fatto governano l’Italia e tutti i paesi dell’area euro, stanno
stringendo i tempi per portare a termine i punti della loro “agenda”, che
prevedono il completo esautoramento di ogni potere decisionale dei governi e
dei parlamenti in materia di politica economica, monetaria e finanziaria.
Infatti, basta guardare le liste dei candidati dei
vari partiti (a partire da quelli locali), liste decise a tavolino dai segretari
di partito, per rendersi conto che alla fine le facce saranno esattamente le
stesse di prima, solamente con qualche cambiamento di facciata, dove i “nuovi”
altro non sono che persone già collaudate e fedeli alla gerarchia interna al
partito di appartenenza, quindi innocue per il vero potere!
Così, nei prossimi anni assisteremo impotenti
all’assalto finale della finanza predatoria ai nostri beni, ai nostri risparmi,
agli assets pubblici e ai servizi essenziali -sanità, istruzione,
comunicazioni, trasporti, energia- attraverso la loro privatizzazione da parte
dei capitalisti finanziari che, con la scusa dello “spread” alle stelle (la
bufala del secolo), li acquisiranno a
prezzi da saldo.
I politicanti ci racconteranno di essere stati
costretti ad acconsentire la svendita perché nessun altro voleva comprare e
c’era un gran bisogno di soldi per non fallire.
Ma così siamo peggio che falliti, perché veniamo
anche umiliati e svenduti, oltre a diventare
sempre più poveri, e noi non abbiamo
bisogno di “leader” proni agli interessi della finanza predatoria o di
“delfini” che non sanno nuotare, ma di gente onesta che cominci a lottare
seriamente e con coraggio per opporsi e denunciare il saccheggio in atto.
*quando l’élite, per raggiungere i suoi scopi, decide di
servirsi della base, il popolo, al fine di dare a quest’ultimo l’illusione di
contare qualcosa, allora viene eufemisticamente chiamato “opinione pubblica”. Ma,
visti i mezzi messi in campo dall’élite stessa per creare il consenso, sarebbe
più corretto parlare di opinione che la
massa crede di avere.
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