11/02/13

Andremo a votare, ma sarebbe meglio andarcene via tutti!

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 di Fabio Pupulin

Tra pochi giorni, oltre 45 milioni di cittadini italiani, si recheranno alle urne, ed armati di matita copiativa, potranno sparare una bella X sul simbolo di qualche partito o coalizione.

Poi, una volta sparata la X, potranno tornarsene a casa soddisfatti per aver fatto il proprio dovere di bravi e diligenti cittadini, aspettando altri cinque anni, o anche meno, per tornare nuovamente a sparare un'altra X su un'altra scheda elettorale, molto simile a quella precedente, sia nei simboli, ma sopattutto nei nomi che al loro interno si celano.

Nomi di persone che non rappresentano assolutamente nessuno, nemmeno volendolo, e che non possono decidere assolutamente nulla, dal momento che, oggi più che mai, "grazie" ai trattati europei in vigore, Trattato di Lisbona, Fiscal Compact e MES su tutti, il Parlamento è completamente esautorato di tutti i suoi poteri.

Infatti, sulla base di tali trattati, le Camere non hanno alcuna voce in capitolo riguardo a materie fondamentali come la politica monetaria, quella fiscale, quella degli investimenti e della previsione di spesa, perché le regolamentazioni di simili materie spettano alla Commissione Europea, che si pronuncia preventivamente su quanto proposto dal Parlamento nazionale, e poi, ma solo poi, se la Commissione dà il proprio assenso, il Parlamento vota la legge!

In pratica, il Paese non può prendere decisione alcuna riguardo alle politiche che regolano la vita stessa di una nazione, e questo grazie soprattutto al Fiscal Compact, che in Italia è entrato in vigore dal primo gennaio di quest'anno, e che molti nostri bravi parlamentari hanno ratificato senza nemmeno pensarci, negli scorsi mesi.

Si tratta del prosieguo del piano voluto dall'"élite", per giungere alla costituzione degli Stati Uniti d'Europa, di cui avevo già parlato in un precedente articolo.

Vista in quest'ottica, appaiono veramente ridicoli ed idioti gli slogan elettorali di questi giorni, dove, a parole, ogni leaderino di partito promette di cambiare il mondo e di farci vivere felici e contenti

Si tratta di slogan assurdi, soprattutto poi, se a pronunciare certi discorsi e a fare certe promesse, sono gli stessi che hanno già garantito piena fedeltà ed appoggio al programma del Professore, dal momento che quest'ultimo è l'emissario dei poteri forti della finanza predatoria, colui cioè, che sta trascinando con la forza l'Italia nei meandri dell'inferno tecnocratico ed impersonale della UE.

Molto realisticamente, il processo di "normalizzazione", omologazione e spoliazione degli stati europei, che è in via di attuazione da almeno un ventennio da parte dell'élite finanziaria, e sostenuto anche dalla ladra e corrotta classe politica, sta vedendo "finalmente" la luce.

Finalmente, perché oramai, tale processo, al punto in cui è arrivato, pare inarrestabile, e per uscire dall'inferno non si può fare altro che aspettare il botto finale, lo schianto che inevitabilmente arriverà.

E arriverà, perché dopo cinque anni consecutivi di diminuzione del PIL, con un indebitamento del paese nei confronti del sistema bancario che, grazie alla rigidità dell'euro, cresce di circa 90-100 miliardi all'anno solo di interessi, e con un aumento esponenziale della disoccupazione che non tende a fermarsi (ora siamo al 22%), non ci può essere, realisticamente parlando, alcuna possibilità di scamparla.

Non la scamperemo anche perché tutta la casta politica nostrana, ha già garantito il proprio appoggio alla casta dei tecnocrati che da Bruxellea tirano le fila.

L'unica soluzione per uscirne, e comunque, non senza immani sofferenze, consisterebbe nello disconoscere integralmente tutti i trattati in essere che ci legano indissolubilmente a questa Europa, che così com'è concepita, sembra più un lager che un luogo di pacifica convivenza e reciproco scambio tra popoli, come invece ci viene dipinto.

Ma siamo sinceri, chi mai avrebbe il coraggio di fare o solo di proporre una cosa del genere qui in Italia?
Fra l'altro, una simile ipotesi dovrebbe prevedere in anticipo la predisposizione di un piano di uscita molto complesso ed articolato, che introducesse oltrettutto per tempo, una nuova valuta "sovrana", pronta alla svalutazione per ripagare tutti i debiti pregressi e riorganizzasse interamente l'apparato burocratico e la mentalità di migliaia di burocrati che invece con questo sistema sono cresciuti.

Inoltre, una simile ipotesi presuporrebbe un totale ricambio di tutta la classe politica ladra e parassitaria che ha dissanguato il paese.

Chi avrebbe mai i mezzi, le capacità ed il coraggio di compiere una simile rivoluzione?
E soprattutto, glielo lascerebbro fare?

Quindi, per chi può, la cosa migliore sarebbe quella di uscire dal paese Italia e aspettare che imploda, rientrandovi solo quando vi saranno le basi per ricostruire una realtà diversa da questa e poter ricominciare.








2 commenti:

  1. Se non si vota, come facciamo a cambiare le cose? La situiazione attuale, non mostra che altre persone vogliono cambiare le cose? Nonpenso che si possa mettere Berlusconi nello stesso paniere di Ingroia , che Giannino sia da mescolare con Maroni, Che Grillo sia da sporcare con Salvini... Se le cose vanno male, non è che sia per colpèa di un menefreghismo cronoiico della polpolazione, di una sua profonda incultura? L'unica soluzione può arrivare solo dalla stessa. Dire agli Italiani , uina vo9lta ancora, andate al mare, non mi sembra dignitoso. Meglio dire andate a votare e dopo, andata ad abbattere le griglie di Arcorte, andata a buttare uova a Berlusconi, andate a fischiare Maroni e Brsani quando parlano di cambiamento per la sesta volta....

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  2. Claude, vedo che sei un assiduo lettore del blog. Mi fa piacere.
    Quello che dici è condivisibile, ma il mio punto di vista è altro. Al punto in cui siamo ora, è troppo tardi, e non è pessimismo, ma pura constatazione dello stato di cose reale. Un discorso come il tuo, poteva andar bene nel 1992, cioè il momento cruciale in cui, mentre tutti quanti noi italioti eravamo intenti a guardare il film di "mani pulite", dall'altra parte, la finanza internazionale si impadronì, attraverso accordi segreti e trattati ratificati in silenzio, dell'apparato industriale strategico dell'Italia, e attraverso il GATT (19969, ci spinse verso i mercati deregolamentati (ecco la Cina arrivare!). Fu quello l'inizio della globalizzazione per l'Italia, e i suoi traghettatori furono i soliti noti, ancora oggi sulla cresta dell'onda: Prodi a capo dell'IRI, Amato ministro per tutte la stagioni, Ciampi, Draghi, Padoa Shioppa (questo almeno si è tolto dai c...), con i soliti politicanti a fare da comparse silenziose ed accondiscendenti, in cambio della ricca poltrona senza far fatica e dei privilegi connessi. I nomi non te li faccio, sono ancora tra di noi purtroppo. Il mio non è un invito ad andare al mare (o in montagna, vista la stagione), ma ad aprire gli occhi e a liberarsi delle illusioni e delle speranze che si infrageranno come onde del mare sugli scogli della realtà, che è già scritta. Tirare uova ai pagliacci che hai nominato, magari gli sporcherà i vestiti, ma non cambierà di una virgola le cose, perché le decisioni che contano realmente non le predono più loro da un pezzo, e dal 1° gennaio di quest'anno, con l'entrata in vigore dei trattati che anche essi stessi, da veri idioti, hanno firmato, possono decidere ancora meno.
    Poi, il voto è un "diritto" che ancora ci è concesso, e se uno vuole esercitarlo ne ha piena facoltà!

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