E così, tra un Saviano che ci parla della mafia e
della cocaina come i veri mali della nostra società, e la farsa delle ultime
elezioni amministrative in cui il PD ha "trionfato", con quasi il 60%
degli elettori che sono rimasti a casa in segno di schifo, un po' di attenzione
verso certi segnali bisognerebbe porla.
Si tratta di alcuni elementari indicatori
economici, indispensabili per capire lo stato di salute del Paese, evidenziati
perfino da un europeista convinto come il Presidente di Confindustria, Giorgio
Squinzi, che ha criticato la politica di rigore imposta dall'Europa (leggi
Germania, per mano dei vari ottuso-burocrati stile Monti).
In pratica, perfino Squinzi riconosce che "di solo rigore si muore", ed avverte che "i tempi sono strettissimi, l'Europa si è accanita con una politica di rigore a dir poco miope, dimenticando che solo la crescita può sostenere il rigore finanziario".
In pratica, perfino Squinzi riconosce che "di solo rigore si muore", ed avverte che "i tempi sono strettissimi, l'Europa si è accanita con una politica di rigore a dir poco miope, dimenticando che solo la crescita può sostenere il rigore finanziario".
Dopo questa crisi, avverte Squinzi, «ci ritroviamo con un disastro occupazionale anche nel
Nord».
"Lo spread è migliorato, ma gli altri indicatori restano
negativi: da giugno scorso l'industria ha perso 100 milioni al giorno, come se
avesse chiuso un'azienda media ogni 24 ore; la produzione industriale è in calo
da 20 mesi; la disoccupazione è oltre il 12% (quella reale è del 22% -ndr) quella giovanile oltre il 40%".
"Se il
rigorismo e l'austerità mettono in ginocchio la tenuta sociale e il patrimonio
delle nostre imprese affinché altri possano fare
shopping portandosi a casa i nostri pezzi migliori a prezzi di saldo, la soluzione
si trasforma in problema e dobbiamo dire di no».
E riguardo all'ottuso professor Monti e alla sua
consapevole opera di distruzione del Paese, Squinzi non le manda a dire:
"quando si è insediato il rapporto debito/Pil era al 117,
adesso siamo al 127 e le proiezioni di quest'anno ci portano almeno al 132»,
...«il Pil nazionale dipende in primo luogo
dalle scelte di politica economica», l'Italia non cresce «perché ha esasperato e irrigidito politiche e norme oltre
ogni limite sopportabile. Anche il recepimento delle direttive Ue avviene in
modo restrittivo, quasi autopunitivo. L'iper-rigidità normativa ha portato ad
un'implosione del nostro mercato interno» ed
ha reso «pressoché impossibili gli
investimenti».
«Non siamo tornati indietro di quasi vent'anni perché le
imprese non sono capaci di produrre, ma perché non hanno più mercato per i
loro prodotti».
Inoltre, si
consideri che l’euro si sta rivalutando nei confronti delle altre valute
(attualmente è a 1,33 sul dollaro USA), in maniera del tutto artificiale,
perché, alla rivalutazione non corrisponde una crescita reale dell’economia
(anzi), mentre i tassi di interesse sono in aumento (lo “spread”).
Questo significa
che l’Italia, a causa dell’euro “forte”, vedrà diminuire le sue esportazioni
verso l’estero, mentre dovrà pagare interessi più alti per acquistare euro
dalle banche commerciali,
indebitandosi
sempre di più (aumento del debito pubblico), il tutto mentre l'economia è in
piena deflazione (scarsità di moneta).
Un mix davvero
esplosivo, che giustificherà ulteriori manovre "correttive" da parte
del governo PD-PDL-SCELTA CIVICA (Monti-UE), con tagli agli stipendi, alla
spesa pubblica, alle pensioni, aumento della tassazione, ecc, ecc.
Le soluzioni
rimaste per cercare di salvarsi non sono molte.
Di sicuro,
rimanere sulla nave che sta andando velocemente a fondo, non è quella giusta.
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